martedì 2 dicembre 2008

ZERO






Filippo Barbacane è il classico tipo che non se ne sta mai un momento fermo. Anzi, per sua stessa ammissione, quando se la prende comoda, spesso e volentieri, non combina niente di buono. Come se la vita, per lui, scorresse a una velocità superiore rispetto alla maggior parte delle persone.
Ecco che, appena è stata presentata la Griso, a Filippo è subito venuto in mente l’idea di stravolgerne la base meccanica per dar vita, diciamo così, a qualcosa di particolare…
In special modo, il pescarese era fortemente incuriosito dal telaio che caratterizza la muscle bike di Mandello del Lario. “Ricordo di essere rimasto molto colpito la prima volta che ho visto la Griso dal vivo – spiega Filippo - Le forme del telaio, infatti, lasciavano intendere delle applicazioni molto interessanti, con questi tubi di grosso diametro che confluiscono in due massicce piastre laterali. Inizialmente, tuttavia, mi sembrava che questa struttura presentasse qualche limite per via dell’impostazione abbastanza custom che hanno dato alla moto. Invece mi sono dovuto ricredere…”
Pur interessato all’oggetto, dunque, Filippo ha messo momentaneamente da parte l’istinto creativo fino a quando non ha avuto un esemplare, come si suol dire, per le mani. In quell’occasione, infatti, si è accorto che, in realtà, il potenziale era addirittura superiore alle sue aspettative. E lì non ha saputo resistere: “Quando ho capito che le piastre laterali non hanno una funzione portante e possono quindi essere rimosse, mi si è accesa la classica lampadina sopra la testa! Secondo me, infatti, le piastre appesantiscono molto la struttura e tolgono quella connotazione un po’ rude che una Guzzi deve possedere. Questa semplice modifica, dunque, mi ha fatto venire voglia di fare tutto il resto…”
In realtà, l’idea di Barbacane è stata poi ripresa, seppur a fronte di un concetto completamente diverso, dalla stessa Moto Guzzi per la realizzazione della 940 Custom.
Un problema che, viceversa, Filippo ha individuato altrettanto immediatamente è il fatto che il telaietto posteriore risulti integrato nel telaio stesso, anziché esservi imbullonato come sui modelli sportivi, limitando di fatto le possibilità di intervento senza andare a compromettere l’originalità del mezzo: “Una delle mie prerogative, quando vado a realizzare una special, è che le modifiche fatte non vadano a intaccare la struttura del veicolo e che siano, a meno di casi particolari, perfettamente reversibili.”
In questo caso, appunto, Filippo ha dovuto fare un’eccezione, tagliando via il telaietto originale e realizzandone un altro più corto e alto, in modo da ottenere una linea generale del mezzo molto più aggressiva rispetto a prima.
A quel punto, però, il serbatoio originale non si sposava più con la nuova impostazione, dunque è stato rifatto, realizzando un’unità in fibra di vetro sottostante, incastrata all’interno dei tubi perimetrali del telaio stesso, e una copertura esterna che riprende anche i fianchetti sopra i cilindri. La particolarità di questa struttura è data dal fatto di possedere quattro prese d’aria che alimentano una sorta di air box sotto alla copertura del serbatoio, garantendo così aria fresca all’impianto di alimentazione.
Il filtro originale e la relativa scatola sono stati infatti eliminati in favore di due filtri singoli ad alta permeabilità della BMC a tronco di cono. Filippo dichiara che, dai test effettuati, è emerso un aumento tangibile della coppia a disposizione: “Provando la moto ci siamo accorti che la spinta ai regimi intermedi è aumentata. Del resto, il percorso che l’aria deve compiere per arrivare all’impianto di alimentazione in presenza dell’air box originale è piuttosto complicato, mentre adesso i corpi farfallati la ricevono addirittura con una certa pressione, grazie a dei condotti che portano direttamente dalla superficie anteriore del serbatoio ai filtri.”
Non era comunque sul motore che Barbacane voleva concentrare le sue risorse, come testimonia la semplice sostituzione dell’impianto di scarico originale con un altro della Quat-D (provvisto di centralina con mappatura dedicata), installato più per motivi estetici, e legati al considerevole risparmio di peso, che prestazionali.
Ben altra sorte è toccata alla parte ciclistica. Partiamo dall’avantreno: nonostante la Griso di serie si faccia apprezzare per il gran feeling di guida che sa trasmettere al pilota, Filippo ha voluto ribadire il concetto installando all’avantreno una massiccia forcella Marzocchi con steli da 50 mm. In pratica, si tratta della stessa unità che equipaggia le MV Agusta F4 e Brutale.
A corredo, sono state realizzate delle nuove piastre di sterzo da colui che insieme a Barbacane ha dato vita al marchio Rossopuro: Paolo D’Alcini. In questo modo, la rigorosità dell’anteriore non è più in discussione, mentre dietro è stato inserito un ammortizzatore in alluminio della Bitubo (modello 3R) tarato appositamente e provvisto di tutte le regolazioni del caso.
Un'altra delle prerogative di Filippo era quella di dotare la moto di cerchi a raggi. Al di là del rapporto di collaborazione che lo lega alla Alpina, infatti, Barbacane desiderava che la sua special fosse caratterizzata da un aspetto, per quanto sportiva, comunque classico.
“Già con una mia realizzazione precedente, ribattezzata Anima, avevo cercato di ottenere il giusto compromesso tra soluzioni tecniche al passo con i tempi, ma impatto estetico pulito ed equilibrato. Tuttavia, alla fine mi era venuta fuori una moto dal gusto moderno, mentre con questa penso di aver centrato meglio l’obiettivo che mi ero preposto.”
Tornando agli aspetti puramente tecnici, Filippo si è dovuto impegnare non poco per adattare una coppia di cerchi Alpina sulla Griso, visto che quest’ultima ha un forcellone monobraccio e dunque una ruota posteriore a sbalzo, mentre l’azienda di Lomagna (LC) non produce un simile articolo. Si sono dovute dunque adattare delle unità originariamente progettate per la V11, visto che questo modello ha comunque la stessa larghezza del canale, sia davanti (3,50”) che dietro (5,50”), rispetto alla Griso.
“Come ho spesso avuto modo di sottolineare - spiega Filippo - cerco sempre di lasciare inalterata la struttura delle moto che trasformo, sia a livello di quote ciclistiche che di bilanciamento dei pesi, concentrandomi prevalentemente sulla parte estetica. Pur trattandosi di special, infatti, non conviene mai andare a modificare i dati riportati sul libretto di circolazione.”
L’impianto frenante è stato considerevolmente aggiornato attraverso l’introduzione di una coppia di pinze Brembo anteriori ad attacco radiale (in accordo con i nuovi piedini forcella ricavati dal pieno) e altrettanti dischi della Alth da 320 mm. Il tutto è poi completato da una pompa radiale al manubrio della Brembo, così come per il comando idraulico della frizione, e da condotti in treccia metallica.
La posizione di guida, contravvenendo in parte alla razionalità del modello originale, prevede adesso dei mezzi manubri (realizzati ex novo) di chiara impostazione sportiva al posto della larga e comoda unità di serie.
Si tratta di una scelta per certi versi rischiosa, visto che il manubrio della Griso rappresenta un elemento di forte caratterizzazione. Ad ogni modo, Barbacane ha saputo interpretare molto bene il concetto di racer classica attraverso questa special, pur non escludendo che, un domani, possa comunque tornare al manubrio largo.
Anche le pedane sono state costruite di sana pianta, senza contare che D’Alcini ha dovuto fare i conti, in termini dimensionali, con una leggera asimmetria tra le due, non apprezzabile ad occhio nudo, ma comunque determinante ai fini del loro posizionamento.
Queste unità sono inoltre provviste di fori supplementari per offrire una vasta possibilità di regolazione e rappresentano il prototipo di un prodotto definitivo che, molto probabilmente, comparirà presto all’interno del catalogo Rossopuro. Lo stesso vale per l’asta di reazione della trasmissione e le protezioni per le candele, tutte in alluminio ricavato dal pieno, mentre i coperchi che coprono i corpi farfallati dell’iniezione sono in alluminio tagliato al laser, sempre di matrice Rossopuro.
In realtà, pur avvalendosi della collaborazione del marchio Quat-D, anche l’impianto di scarico segue le specifiche di Barbacane, il quale ci spiega il perché del silenziatore posto sotto la sella: “Questo layout non costituisce certo una novità, tuttavia io non l’avevo mai adottato prima, dunque ho voluto provare, cercando comunque di dargli un’interpretazione inedita. Volevo, infatti, che lo scarico sembrasse parte integrante del codone. Per rendere più compatto il retrotreno, inoltre, le luci di stop sono vincolate al silenziatore stesso.”
Il risultato è quello di una moto che sembra estremamente più corta e piccola rispetto al modello originale e Filippo assicura che, in movimento, questa sensazione viene ulteriormente amplificata.
A questo contribuisce anche la parte anteriore, con il faro dalla forma ovale (di derivazione scooteristica) e la strumentazione di serie maggiormente incassati rispetto alla configurazione prevista dalla Casa madre.
Quest’ultimo tocco, ha completato la profonda trasformazione subita dall’estetica generale, che non ha però perso di equilibrio, acquisendo anzi maggior originalità e carattere.
Ricordiamoci che stiamo parlando della Griso, una moto il cui design non è mai stato messo in discussione, cosa che accresce ancora di più il valore del lavoro fatto da Barbacane: “Le moto che realizzo devono avere una certa continuità nella linee. Voglio cioè che il codone, il serbatoio e il faro siano ben accordati tra di loro, come se fossero stati pensati da una mente unica, anche se magari non è così. Non ci devono essere, in pratica, elementi che si discostano dagli altri.”
Riguardo lo stile del veicolo, comunque, Barbacane ribadisce il fatto che tutto è partito dalla possibilità di eliminare dal telaio della Griso le vistose piastre laterali. Se ciò non fosse stato fattibile, lui stesso avrebbe probabilmente percorso un’altra strada.
“Gli ultimi modelli Guzzi, purtroppo, non tengono conto del lavoro che, in un secondo momento, svolgono le persone come me. Le moto di adesso sono infatti caratterizzate da soluzioni tecniche ed estetiche su cui è molto difficile intervenire. Le piastre laterali della Griso ne sono un esempio. Se non fossero state amovibili avrebbero costituito un vincolo pesante intorno al quale dover lavorare. E’ chiaro, però, che sarebbe troppo chiedere alla Casa di Mandello di impostare un progetto in base alle mie esigenze!”
Il discorso di Barbacane non è del tutto fuori luogo. Se un’azienda si concentrasse su soluzioni più semplici e meno definitive, lasciando margine ai preparatori, potrebbe risparmiare sulla produzione. Inoltre, con una maggior presenza di specialisti e produttori di accessori dedicati alla Moto Guzzi, si vedrebbero più moto con lo stemma dell’Aquila sulle riviste di settore, invogliando magari un maggior numero di clienti ad acquistarle.
Sono cose che il marketing di una Casa come quella di Mandello del Lario dovrebbe senz’altro prendere in considerazione, così come il fatto di prendere spunto da personaggi come Barbacane per la realizzazione di futuri modelli.
Per quanto lo riguarda, Filippo crede che, con quest’ultima special, abbia dato vita a uno dei suoi migliori esemplari: “La sensazione che ho è quella di aver raggiunto un risultato molto equilibrato, come se la moto potesse, con i dovuti accorgimenti per l’industrializzazione, essere prodotta in serie. Il livello delle finiture, infatti, è lo stesso di un modello che esce dalla fabbrica. Mi ritengo dunque molto soddisfatto.”
In tema di anticipazioni, Barbacane ci confida che la sua prossima fatica potrebbe riguardare ancora la Griso, interpretata stavolta secondo i canoni custom portati all’estremo. Nel caso, ve ne daremo ovviamente notizia…

di Lorenzo Miniate - Bicilindrica

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