lunedì 1 dicembre 2008

Bellerofonte






IN QUALSIASI LUOGO E IN QUALSIASI MOMENTO, DENTRO I VOSTRI SOGNI.


C'è uno spazio particolare deputato da ognuno di noi per collocare i propri voli più arditi e segreti, un luogo che in rare occasioni visitiamo durante il giorno, e neppure la notte, dipende. Dipende dalla luna, da come è stata la giornata, da come ci addormentiamo, da quanto sappiamo isolarci per cercare altro. Ma neppure tutti i nostri sogni vi entrano, che siano a occhi più o meno aperti. Solo alcuni. Solo alcuni escono dalla banalità, dalla materia fisica e dal ricordo nitido, solo alcuni si fanno semplici ed essenziali, lievi come una brezza ma rivelatrici più di ogni altra cosa del nostro mondo più nascosto, e per questo terribilmente attraente. Nascosto perchè talvolta così intimo da aver paura anche del suo padrone, paura che non sia il momento adatto per recepirlo, per assimilarlo, per seguirlo decisi fino in fondo. Si fanno vivi solo quando sono certi di essere ascoltati e visti con l'esaltazione vivissima della rivelazione.

E spesso nascono da spunti del tutto inattesi; a volte è un immagine colta sfogliando altro che funge da scintilla dirompente in un deposito di esplosivi. Nel caso di FIlippo Barbacane è stata una pagina di Freeway sulle Board Track a scatenare tutto, a concretizzare qualcosa che stava già vagando senza definizione precisa nella sua mente, nel limbo. E quando hai nitida la rivelazione diventi attivo come ventiquattro fulmini e non conosci altro che la tua creatura che sta materializzandosi, veloce, in fretta, prima che sia troppo tardi, prima che la purezza venga 'inquinata' dal successivo, eccessivo, raziocinio.

Così il creatore di altri capolavori a nome Firestarter Garage, per venti intensi giorni (e notti) ha saldato, recuperato, tagliato, sagomato, assemblato il suo sogno, appena in tempo per la sua consacrazione a Padova, al Bike Expo Show cogliendo un meritato primo premio (ex equo). Bellerofonte, una Board Track rude dal sapore di ferro e di petrolio, memoria degli anni '20, quando le moto non sapevano neppure che esistessero i freni, quando la sfida era motorizzare un telaio di bicicletta e lanciarsi su paurosi ovali in legno inclinati a 60 gradi, così quasi a mani nude. Bellerofonte, una moto lunga un sogno, slanciata come un levriero teso nel suo scatto agile e leggero, arcuata come una randa di bolina cazzata a ferro per stare sul filo della raffica, sul bordo sottilissimo come una drizza...

Entare nei dettagli sui materiali usati è esercizio utile alla conferma della sana genialità di Filippo, applicata nella ricerca di materiali semplici, poveri, o addirittura di pezzi 'riciclati' come il pomello del cambio proveniente da un treno, o il manubrio tolto da un espositore per parabrezza, e come non rimanere stupiti del pedale del freno, somigliante a un infernale zoccolo di Lucifero tanto da aver paura di scottarsi ad azionarlo, o del cilindro tra i pistoni raggruppante tutti gli odiosi ammenicoli elettrici a guisa di barilotto di San Bernardo? Dal creatore del Cyclope, il V11 più stupefacente del globo guzzista, e della Kimera, altra creatura sensuale su telaio Ghezzi & Brian, ci giunge questo spettacolo affascinante, conferma di un talento fuori dal comune, irrequieto e instancabile nel percorrere e materializzare i suoi sogni (o incubi?), e chissà a cosa starà dando forma ora, mente leggete questo articolo...


di Alberto Sala

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