lunedì 1 dicembre 2008

FSG004







Una volta erano solo gli elementi con la loro forza assoluta e l’ostinazione dell’uomo volta a dominarli.
Poi fu il fuoco la pietra e il ferro e l’uomo vinse.
La conquista come non semplice raggiungimento dell’anelata meta, bensì esercizio di dominio, forza, possesso, superiorità.
Innumerevoli analogie saldano in un unico destino competizione e guerra, perfezione, innovazione, resistenza, potenza pura e velocità.
E così è la storia degli oggetti motorizzati che fin dalla notte dei tempi prestarono i loro servigi a tutte le cause di aria, di mare e di terra. Figli della metallurgia pesante si sono nei secoli ingentiliti fino ad oggi secondo medioevo del mondo.
È forse per siffatte origini che Filippo e la di lui creatura reclamano al primo sguardo marziale rispetto? O e per via del già celeberrimo casato a cui l’esuberante cavalcatura appartiene per nascita? Difficile a dirsi, signori miei. Certo è che oro, carbone e argento così ben combinati danno rinnovato lustro alla nobile stirpe.
Tutto in questa ultima opera di Firestarter Garage (al secolo Filippo Barbacane) richiama la “macchina da guerra” a cominciare dal nome FSG 004, sebbene facilmente intuibile il riferimento all’ultimo prototipo di casa Guzzi, questa codifica è altrettanto degna d’un sommergibile nucleare. La livrea nera opaca e ruvida sembra voler ricordare l’armatura del guerriero, di colui cioè che non ha paura di sporcarsi, che sa di cosa è fatto il suo destino. Le sospensioni forti e meglio addestrate accettano ogni sfida, anche quella dello spostarsi vincendo ogni barriera incuranti del campo dove sarà la prossima battaglia. E se il nemico arrivasse nella notte? A far luce la meravigliosa doppia torcia si orienterà all’orizzonte fissando tutte le traiettorie (particolare inedito e assolutamente originale, al fanale sdoppiato non aveva pensato mai nessuno... bravo Filippo!).

L’impianto frenante promette spazi d’arresto da mezzo cingolato, la doppia “corona ferrea” Braking da 420 consente decelerazioni bestiali: si raccomanda la preparazione atletica. Meglio di così avrebbe potuto fare solo la pompa radiale, ma allora sì che si rischiava il ribaltamento ad ogni semaforo. Tanti i particolari mostrano l’intento di corazzare l’infernale veicolo, esempio ne sono il luccicante serbatoio olio-freni anteriore in alluminio antiproiettile e le leve dei comandi in tungsteno scolpito al laser (forse sto esagerando... ma il momento non è per niente catartico!)
Leggeri ma significativi gli interventi estetici: il posteriore ricreato nel telaietto e nella sella monoposto, perché in battaglia non si va con la famiglia, termina in un bellissimo codino dove è stato letteralmente incastonato un fanalino di provenienza KTM Duke; intrigante lo specchietto singolo, due specchietti sarebbero tutto sommato da cerimonia vezzosa; per questa in fondo basta e avanza il manubrio in tinta con l’anodizzazione degli efficacissimi cerchi OZ.

Un antichissimo proverbio recita: “Quando una cosa sta bene che basta, lasciala star perché si guasta”. Irto e spinoso fu dunque il cammino che l’audace Filippo intraprese, e visti i risultati, possiamo dire che vinta è la sfida: largo a nuove imprese.


Di Mauro Iosca

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